Piccolo arbusto diffuso nelle regioni orientali del bacino del Mediterraneo, è spontanea nei luoghi aridi e sassosi dell’Italia meridionale e della Sardegna.
E’ spesso coltivata negli orti. Predilige i terreni leggeri e ben drenati, in zone soleggiate. Non teme la siccità, bensì i ristagni d’acqua, in presenza dei quali le sue foglie anneriscono o sono attaccate dal “mal bianco” (oidio).
Molte sono le varietà di Salvia officinalis coltivate, alcune particolarmente decorative, come la “purpurescens” dalle foglie color grigio-porpora, la “jecterina” dalle foglie marginate di giallo, la “maxima” con foglie ovate molto grandi, la “tricolor“.
Un’altra salvia che crsece spontanea in alcune località dell’Italia meridionale e in Sicilia nel siracusano è Salvia triloba L. Fil., specie rara, intensamente profumata e facilmente riconoscibile per le foglie che presentano due lobi basali.
La salvia trova impiego in cucina fin dai tempi antichi. Le foglie sono largamente utilizzate come condimento per le loro proprietà aromatiche e digestive. Oggi il suo uso culinario è abbastanza vasto: oltre che negli arrosti, le foglie di salvia sono usate per condimento di ravioli, patate, per aromatizzare formaggi e impanate. Le foglie fresche sono ottime per l’igiene dentale e per purificare l’alito.
I Galli la consideravano una pianta in grado di guarire tutte le malattie, tanto che la usavano contro febbre, tosse, paralisi, epilessia, ma anche per favorire il concepimento e il parto. Le era attribuito anche il potere di resuscitare i morti ed entrava come ingrediente in numerosi pozioni per incantesimi. I Romani la consideravano una pianta sacra, che veniva raccolta solo da pochi privilegiati. Nel Medioevo era utilizzata come cicatrizzante per le ferite.