La specie, originaria dellAmerica tropicale, prende il nome dalla Caria, la regione da cui sembrava provenisse, mentre “papaia” è il nome con cui gli Indios chiamavano il suo frutto.
La pianta è alta 3-8 m, per cui assume laspetto di un piccolo albero; in realtà si tratta di una pianta erbacea con fusto cavo allinterno, che può vivere fino a 20 anni, e foglie dal picciolo lunghissimo, profondamente divise in 7 lobi.La Papaia è solitamente specie dioica: vi sono cioè individui con soli fiori staminiferi (maschili) bianchi, imbutiformi e profumatissimi, formanti racemi penduli, e individui con fiori pistilliferi (femminili), solitari e fissati direttamente sul fusto.
Il frutto è una bacca ovoidale edule, giallo-verdastra a maturità, che pesa da 500 g a 2 Kg, simile ad un melone, e contiene nella cavità centrale numerosi piccoli semi neri rivestiti di una sostanza gelatinosa (esistono anche frutti senza semi). E molto apprezzato fresco per la polpa succosa dolce e profumata, dal gusto di ananas e banana, ricca di vitamina A e C; è utilizzato anche per fare canditi, succhi, sciroppi, marmellate e gelati. Il frutto acerbo è usato come ortaggio, conservato sottaceto, fritto o bollito.
Coltivata in moltissimi Paesi tropicali, in Sicilia fruttifica abbondantemente, richiedendo però una protezione invernale, in quanto il suo optimum come temperatura minima è 15°C.
La Papaia è anche unimportante pianta medicinale in quanto dal latice presente nel frutto acerbo si estrae la papaina, enzima digestivo con azione proteolitica simile a quella della pepsina del nostro stomaco, mentre dalle foglie e dagli steli si ricava la carpaina, che ha azione stimolante sul cuore.