Lavanda

Lavandula angustifolia Miller subsp. angustifolia

Labiatae

Il nome del genere Lavandula, deriva dal latino “lavare” e si rifà all’antica usanza di profumare con i fiori di lavanda l’acqua adoperata per i lavaggi e le abluzioni.

Lavandula angustifolia è un piccolo cespuglio perenne, tipico componente della vegetazione mediterranea, che preferisce suoli acidi, in zone aride e sassose. In Italia cresce spontaneo lungo alcuni tratti delle coste tirreniche. E’ comunemente coltivata nei giardini per il suo profumo ed ha numerose varietà orticole (a fiori bianchi, rosa e blu).

E’ nota soprattutto per il suo profumo. Tuttavia i suoi fiori si utilizzano in cucina per aromatizzare le marmellate, per preparare canditi, per profumare l’aceto e, mescolata ad altre erbe, per insaporire gli stufati. E’ pianta mellifera: il miele di lavanda selvatica è prodotto soprattutto in Sardegna, dove tale specie è abbondante.

Ha varie proprietà terapeutiche: digestiva, antispastica, antisettica, insettifuga, leggermente sedativa del sistema nervoso, stimola la circolazione periferica. La tisana a base di fiori di lavanda cura stati ansiosi, mal di testa, capogiri. Per uso esterno pestata fresca in olio d’oliva viene utilizzata come cicatrizzante e anche contro il morso degli insetti. 

Da oltre 2.500 anni la lavanda è conosciuta e utilizzata in maniera pressoché immutata nel corso dei secoli. I popoli del bacino del Mediterraneo la impiegavano per il profumo e nella mummificazione. Con la coltivazione e la distillazione dell’essenza di profumo, la lavanda entrò nella vita economica europea del XVI secolo. 
 

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